È stato un anno un po’ strano, iniziato con le scorie di un inutile idiota, con ‘polpetta’ ad ampliare la famiglia, con un grande, grandissimo, dolore e una grande preoccupazione.
A maggio un viaggio in Portogallo, a ottobre uno a Malta con la priora, tra una cosa e l’altra la capatina, a giugno, a Bologna per conoscere ‘polpetta’.
Poi, la seconda parte dell’anno dedicata alle novità che riguardano il lavoro, ma non solo, e che vedranno il loro completamento nel 2019. E non voglio dimenticare, perché sono state fondamentali, le 4 parole, la virgola e il punto di risposta a una mail che hanno messo fine a una zavorra che mi sono portata dietro per troppo tempo.
Il tutto condito dal solito mix fatto di amicizie, serate, nuotate, delusioni, cose messe a fuoco e che mi riprometto di cambiare e altre che ho deciso di lasciar perdere.
E, ovviamente, c’è stata la musica, la Dea Madre, e poi i libri, i film, il calcio, insomma, c’è stato tutto ciò che è utile ad alleviare i dolori e a fare in modo che le giornate scorrano.
Quindi ecco alcune delle cose belle e bellissime che ricorderò del 2018.
Un concerto: Vasco Rossi, 17 giugno, Stadio San Nicola, Bari
Quest’anno, musicalmente parlando, è andato bene, cioè non mi posso proprio lamentare, ci sono stati: Cristina Donà al Musma, Jamie XX al Parco del Castello, Ben Harper al Locus di Locorotondo, i concerti dell’estate al Monkey’s, Lee Ranaldo al Museo Ridola, Max Gazzè per Materadio, Gerald Clark a Casa Buffalmacco e, qualche sera fa, “La Traviata” al Petruzzelli.
Insomma, tanta roba!
Però, mi dispiace per loro, c’è stato anche e soprattutto il concerto di Vasco, il grande Vasco, Vascuccio bello!
Per me Vasco è, come Fabrizio De André, uno di famiglia, uno che c’è sempre stato, “Albachiara” è una delle prime canzoni che ho imparato a suonare alla chitarra (avevo 10 anni), “Canzone” mi viene in mente ogni volta che penso a chi non c’è più, “Cercami in un sogno…” è la frase che appare sullo screensaver del mio mac, “generazione di sconvolti che non ha più Santi né eroi…” ce l’ho tatuata dentro e più cresco e più il solco diventa profondo, e potrei continuare.
Quindi, non sto a farla troppo lunga, il concerto di Vasco, il mio primo concerto di Vasco, è stato un’emozione intensa che è iniziata quando ho messo piede all’interno dello stadio e che mi sono portata dietro nei giorni successivi.
Un cd: “Johnny Cash: Forever Words”, artisti vari
Stando ad Amazon, “Johnny Cash: Forever Words” è l’unico cd che ho acquistato nel 2018 (il dato rilevante è che ho drasticamente ridotto l’acquisto di cd, mi rifarò nel 2019).
È inutile che stia ancora qui a dire quanto ami la musica e la voce di Johnny Cash, è inutile che ripeta che le sue canzoni e la sua voce riescano sempre a scaldarmi il cuore, ed è inutile ribadire come il mio ricordo degli Stati Uniti sia saldamente legato alla scoperta di questo personaggio, della sua musica, della sua storia, del suo mondo.
“Johnny Cash: Forever Words” mi piace molto, l’ho ascoltato, e lo ascolto, la sera a casa mentre leggo e sorseggio un bicchiere di rosso o una birra.
È una raccolta di adattamenti musicali di versi scritti da Johnny Cash e interpretati da alcuni cantanti, tra cui: Elvis Costello, Chris Cornell, Brad Paisley e, non potevamo mancare, Willie Nelson e Kris Kristofferson.
Una canzone: “Sweet dreams”, Bowland
La classifica dei miei brani preferiti dell’anno, gentilmente fornita da Spotify, vede al primo posto “Tramonto” di Scarda, al secondo l’inno della Juve, al terzo “Sornione” nella versione live di Fabi-Gazzè-Silvestri, al quarto “Modena” di Antonello Venditti, poi ci sono tante canzoni degli ABBA (ogni tanto ho una voglia pazza di ballare!), tante di Lucio Dalla e di Vasco, e ci sono le canzoni di Liberato, di Elvis Costello, e c’è pure “Caravan of love” dei The Housemartin, che mi ricorda una bella serata estiva, le canzoni di Renato Zero perché mi mettono allegria, e tante altre che non sto qui a elencare, altrimenti non la finisco più.
E poi c’è “Sweet dreams” eseguita dai Bowland.
Quello sulle cover è un discorso complicato. Non sono contraria alle cover, anzi, ben vengano quelle che riescono ad aggiungere qualcosa al brano originale. I Bowland con la loro interpretazione di “Sweet dreams”, secondo me, ci sono riusciti perché sono forti e sono bravi e perché, ne sono convinta, ci regaleranno ancora tanta bella musica.
Una canzone riscoperta: “Modena”, Antonello Venditti
Un po’ a sorpresa quest’anno ho riscoperto Antonello Venditti, mi è addirittura venuta la voglia di sentirlo in concerto (ma non ho trovato nessuno con cui andare a Bari) (se c’è qualcuno/a interessato si faccia vivo/a).
È iniziato tutto con un post di Luca Sofri “E fu per ignoranza o per sfortuna” (che consiglio di leggere perché è davvero molto divertente), da lì a mettermi ad ascoltare tutte le vecchie canzoni con i controcazzi di Venditti, è stato un attimo.
Lascio qui, a futura memoria, questa versione live di “Modena”, il sax di Gato Barbieri è da brividi, ma di quelli che poi fanno scendere i lacrimoni. Infatti, sto lacrimando.
Un film: “Finché c’è prosecco c’è speranza”
Non credo sia il film più bello che abbia visto quest’anno (indicare “Fabrizio De André. Il principe libero” o “Bohemian Rhapsody” sarebbe stato scontato), molto semplicemente non ricordo tutti i film che ho visto (dovrei prendere l’abitudine di segnare i film che vedo, così come faccio con i libri che leggo, o qualcuno dovrebbe inventare un’app, così come hanno fatto con Anobii, o magari l’app c’è ma io non la conosco perché, per me, i film restano per il tempo che trovano).
Veniamo a “Finché c’è prosecco c’è speranza”.
Il fatto è che, stonata come spesso mi capita di essere, ho visto questo film due volte: la prima volta al Red Carpet in occasione della rassegna del lunedì; la seconda al CEA in occasione della rassegna estiva. In entrambe le occasioni l’ho visto in compagnia della stessa persona, stonata almeno quanto me!
La cosa meravigliosa è che la seconda volta che mi sono organizzata per andare a vederlo l’ho fatto con la convinzione che fosse un film che non avevo visto e che, visto che c’era uno dei miei attori preferiti, Giuseppe Battiston, non potevo assolutamente perdere. Mi è bastato vedere il trailer poche ore prima della proiezione per rendermi conto dell’errore, ma era troppo tardi per tornare indietro e organizzarmi diversamente. Non mi è restato altro da fare che vederlo per la seconda volta.
Un libro: “Il professore e il pazzo”, Simon Winchester
Stando ai miei calcoli nel 2018 ho comprato più di 80 libri (2 sono andati persi) e un kindle su cui ci sono già diverse cose (ecco, nel 2019 dovrò trovare anche il modo per tenere traccia dei libri che scarico sul kindle, qui sì che c’è il rischio di perdersi!).
Stando, invece, ad Anobii nel 2018 ho letto 60 libri.
A pari merito con “Il professore e il pazzo” ci sono “Qualcosa sui Lehman” ed “Eleanor Oliphant sta benissimo”, di questi ultimi due libri ho già scritto con toni entusiasti: del primo qualche mese fa, del secondo da poco.
“Il professore e il pazzo” parla della redazione dell’Oxford English Dictionary, quello che viene considerato il più importante dizionario del mondo. In un’epoca, seconda metà dell’Ottocento, per pratiche e approccio allo studio e alla conoscenza completamente diversa dalla nostra, talmente diversa che si fa fatica a immaginarla. Però la si può scoprire leggendo questo libro.
Una partita di calcio: Real Madrid – Juve: 1-3
Sì, è la partita che mi ha fatto più soffrire, ma è anche la partita più esaltante della scorsa stagione e poi si è conclusa con uno spettacolo di unicità e umanità offerto da Gianluigi Buffon.
Un gol: Inter – Juve: 2-3, gol di Higuain
La situazione era questa: cena per festeggiare il compleanno di mio fratello, che è interista (come alcuni dei suoi amici che erano presenti).
La Juve prima vinceva, poi perdeva, poi pareggiava. Alla fine (#finoallafine) ha vinto.
Al gol del Pipita mi sono alzata in piedi e ho fatto il gesto dell’ombrello verso la televisione. Fino a un secondo prima ero convinta che lo scudetto fosse andato. Fine della storia. Fine del dominio bianconero.
E, invece, ci ha pensato Higuain con una zuccata!
Pipa, ti ho voluto tanto, ma tanto, bene!
Una foto: viaggio in Portogallo
Con Ciriaca e Giuseppe mentre facciamo i vanitosi dalle parti della “Casa da Música” di Porto.